thefoodmakers.startupitalia.eu pubblica questo interessante articolo, visibile integralmente su https:Indoor Farming
Di seguito una sintesi.
Indoor farming, i pro e i contro della nuova frontiera del chilometro zero
Urban Crop Solution è una startup belga che ha provato a superare gli alti costi di produzione dell'indoor farming attraverso un approccio modulare
Ma perché qualcuno dovrebbe produrre insalata al chiuso? I sostenitori dell’indoor farming affermano che questo tipo di produzione è l’unica veramente a chilometro zero, visto che può essere portata avanti anche all’interno delle città. Inoltre utilizza pochissima acqua e terra. I detrattori, per contro, affermano che i costi energetici e di impianto rendono l’indoor farming molto più impattante sull’ambiente di quanto non faccia l’agricoltura tradizionale.
La giusta via, come spesso accade, sta nel mezzo. L’indoor farming ha senso in quei Paesi, come gli Stati del Golfo, che hanno tanta energia e poca terra arabile e sono costretti dunque ad importare prodotti da centinaia di chilometri di distanza. Mentre ha poco senso in un luogo, come l’Italia, dove il clima è favorevole e le aree vocate alla coltivazione di insalate buone e a basso costo sono molte.
Ma perché si parla sempre di insalate? Perché per avere la speranza di essere sostenibili le piante prodotte devono essere di taglia bassa (visto che le vasche di crescita sono l’una sull’altra) e a ciclo breve. Sarebbe infatti impossibile coltivare il mais, che richiede sei mesi di tempo per crescere e occuperebbe, in altezza, un intero container.